L’uovo, le uova, cantare le uova… nel basso Piemonte si festeggiava anche così l’inizio della Primavera: gruppi di ragazzotti che andavano di cascina in cascina a “chiedere le uova”… per la parrocchia, per fare una grande festa a pasquetta, per… Intanto si cantava, si faceva girare il vino, si tessevano le lodi delle donne di casa, nascevano degli amori… “Cantè l’ouv”, “ov” o “euv”… secondo le inflessioni dialettali del piemontese.
Si faceva festa alla Primavera nascente,seguendo delle tradizioni ancestrali, archetipe. Una tradizione che la modernità non ha cancellato, semmai trasformato in una festa collettiva che ha avuto ogni anno declinazioni diverse, collettive o strapaesane. Con le Pro Loco piemontesi sempre in prima fila. E non si dica he sono le solite cose “da Pro Loco”! Qui si va nella storia più profonda e nel simbolismo quasi magico di un alimento dall’apparenza umile, molto amato da poeti come Gabriele D’Annunzio (in frittata) e pittori come Piero della Francesca (intero, in verticale sulla Vergine).