La dottoressa Francesca Targa di Valle Mosso (BI) ha ottenuto la sua laurea in Scienze dei beni culturali presso l’Università degli Studi di Milano con una tesi su un tema caro alla Pro Loco di Vigliano d’Asti (AT): cioè la tradizione del “Cantè J’euv. Il Canto Delle Uova in Area Piemontese tra Tradizione e Attualità”. Quella di Vigliano è una delle comunità astigiane che da lungo tempo ha dato vita e tenuto in vita una tradizione antica: oggi una festa organizzata, un diverso modo di stare insieme. Prima, invece, lo spontaneismo dell’andare per cascine, cantando e facendo festa, raccogliendo le uova per una grande frittata, anch’essa condita con balli, feste e bevute, a Pasquetta. Si tratta di una tradizione più nota nel Roero e nelle Langhe, ma che ha radici un po’ ovunque nel basso Piemonte. Finisce l’inverno, la gente ha voglia di uscire, festeggiare, incontrarsi…
Finito il mondo contadino, rurale, la tradizione si era persa per poi risorgere come segno di identità: “ecco noi siamo stati questo e siamo orgogliosi di ricordarlo” verrebbe da dire. La Tesi ripercorre la storia di questa tradizione viglianese, oggi gestita dalla Pro Loco, recuperando nomi, date e fatti dalla viva parola dei protagonisti. Grazie soprattutto a Piera Bellangero, segretaria della Pro Loco, la ricercatrice ha ricostruito tempi e personaggi. Ha confrontato tradizioni ed esaminato le figure fisse, le maschere come il “fraticel”, i segni distintivi come il cappello, il bastone, il mantello. Ha inquadrato la tradizione di Vigliano d’Asti nel più ampio movimento di recupero piemontese. Ha ripercorso le iniziative fatte, ha trascritto il testo della canzone che “sunadur” e “cantur” intonano per le vie del borgo, o lungo le strade che conducono alle cascine. La lettura delle tesi è facile e permette di cogliere tutta una serie di aspetti positivi: il lavoro volontario e il piacere di stare insieme che le Pro Loco esprimono; il mantenimento della propria identità paesana di fronte all’omologazione della modernità; la ricchezza del patrimonio immateriale delle terre piemontesi… Si tratta poi di un’opera esaustiva che eterna nomi e scelte fatte da altrimenti sconosciuti protagonisti di questa piccola ma vivace comunità. Racconto di un tempo che fu, ma che è ancora. E sembra di sentirli cantare “Da casa nostra giunti qui noi siamo/per augurarvi miglior felicità”.